Il Tempo (25 ottobre 08)
Dialogo sì, ritiro del decreto no. Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, incontrando ieri i rappresentanti delle associazioni studentesche, ha confermato che andrà avanti sulla strada di riforma della scuola già intrapresa, pur nel confronto con le parti.
Fra gli studenti c'è stato chi ha chiesto il ritiro del provvedimento sulla scuola — che prevede fra l'altro il ritorno al maestro unico nelle elementari, i voti espressi in decimi e la valutazione della condotta — come ha fatto anche il leader del Pd Walter Veltroni. Ma la Gelmini non pare intenzionata ad arretrare, neanche davanti alle proteste di piazza che vanno in scena da giorni in molte città italiane.
«Ho chiesto ai ragazzi se la scuola e l'università così come sono li soddisfino. Un'università e una scuola che non preparano al lavoro e che non consentono loro di farsi un futuro. Non è vero che in Italia si spenda poco per l'istruzione, anzi siamo tra i primi d'Europa. Il problema è che si spende male — ha detto il ministro — Bisogna cambiare». Gelmini ha già annunciato che, una volta che il decreto sulla scuola sarà convertito (il via libera definitivo arriverà martedì dal Senato), presenterà un piano per l'università.
«È inaccettabile — ha spiegato il titolare dell'Istruzione — che l'università italiana produca meno laureati del Cile, che abbiamo 94 università, più 320 sedi distaccate nei posti più disparati, che ci siano 37 corsi di laurea con un solo studente, che ci siano 327 facoltà che non superano i 15 iscritti; che negli ultimi sette anni siano stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi siano stati 26mila. Nel 99,3 per cento dei casi sono stati promossi senza che ci fossero i posti disponibili facendo aumentare i costi di 300 milioni di euro».
Sulla caldissima questione dell'istruzione è tornato a farsi sentire dalla Cina — dopo la messa a punto di ieri su forze dell'ordine e occupazioni — Berlusconi. Rivelando che tra chi manifesta contro la riforma della scuola ci sono anche gruppi di «facinorosi» e che nessun dialogo «è possibile con questa sinistra». Poi il premer ribadisce che non ci sarà alcuna retromarcia sul decreto: «Il discorso è chiuso. Io non ho cambiato atteggiamento né giudizio. Ho parlato con il ministro dell'Interno e penso che lo Stato deve difendere i diritti dei cittadini, tra cui quello di frequentare le scuole e le università. Se poi ci sono dei facinorosi che vogliono manifestare, manifestino pure. Hanno tutte le strade possibili e immaginabili per farlo ma non impediscano l'accesso di altri nelle strutture pubbliche». «Da quello che abbiamo visto — ha aggiunto — tantissime manifestazioni della scuola sono organizzate dall'estrema sinistra e dai centri sociali, come mi ha confermato il ministro Maroni. Si può ben dire in questi casi che in queste manifestazioni ci sono dei facinorosi. Non tutti, piccoli gruppi. E hanno il supporto dei giornali».
Quanto al confronto con l'opposizione, Berlusconi chiude tutte le porte: «Ho una maggioranza in Parlamento, ho avuto un voto e degli apprezzamenti pubblici. Siccome da sinistra non sono mai venute cose giudiziose e positive, io vado avanti a realizzare il mio programma. Non c'è nessuna possibilità di dialogo con questa sinistra».
«Ho chiesto ai ragazzi se la scuola e l'università così come sono li soddisfino. Un'università e una scuola che non preparano al lavoro e che non consentono loro di farsi un futuro. Non è vero che in Italia si spenda poco per l'istruzione, anzi siamo tra i primi d'Europa. Il problema è che si spende male — ha detto il ministro — Bisogna cambiare». Gelmini ha già annunciato che, una volta che il decreto sulla scuola sarà convertito (il via libera definitivo arriverà martedì dal Senato), presenterà un piano per l'università.
«È inaccettabile — ha spiegato il titolare dell'Istruzione — che l'università italiana produca meno laureati del Cile, che abbiamo 94 università, più 320 sedi distaccate nei posti più disparati, che ci siano 37 corsi di laurea con un solo studente, che ci siano 327 facoltà che non superano i 15 iscritti; che negli ultimi sette anni siano stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi siano stati 26mila. Nel 99,3 per cento dei casi sono stati promossi senza che ci fossero i posti disponibili facendo aumentare i costi di 300 milioni di euro».
Sulla caldissima questione dell'istruzione è tornato a farsi sentire dalla Cina — dopo la messa a punto di ieri su forze dell'ordine e occupazioni — Berlusconi. Rivelando che tra chi manifesta contro la riforma della scuola ci sono anche gruppi di «facinorosi» e che nessun dialogo «è possibile con questa sinistra». Poi il premer ribadisce che non ci sarà alcuna retromarcia sul decreto: «Il discorso è chiuso. Io non ho cambiato atteggiamento né giudizio. Ho parlato con il ministro dell'Interno e penso che lo Stato deve difendere i diritti dei cittadini, tra cui quello di frequentare le scuole e le università. Se poi ci sono dei facinorosi che vogliono manifestare, manifestino pure. Hanno tutte le strade possibili e immaginabili per farlo ma non impediscano l'accesso di altri nelle strutture pubbliche». «Da quello che abbiamo visto — ha aggiunto — tantissime manifestazioni della scuola sono organizzate dall'estrema sinistra e dai centri sociali, come mi ha confermato il ministro Maroni. Si può ben dire in questi casi che in queste manifestazioni ci sono dei facinorosi. Non tutti, piccoli gruppi. E hanno il supporto dei giornali».
Quanto al confronto con l'opposizione, Berlusconi chiude tutte le porte: «Ho una maggioranza in Parlamento, ho avuto un voto e degli apprezzamenti pubblici. Siccome da sinistra non sono mai venute cose giudiziose e positive, io vado avanti a realizzare il mio programma. Non c'è nessuna possibilità di dialogo con questa sinistra».
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