giovedì 23 ottobre 2008

Berlusconi difende il Ministro Gelmini

Il presidente del Consiglio interviene nuovamente sulle polemiche scatenate dall’opposizione contro il decreto Gelmini sulla scuola. Mentre nelle piazze di tutta l’Italia sono in corso manifestazioni contro il decreto, con una conferenza stampa a Palazzo Chigi il premier, affiancato dal ministro dell’Istruzione, ha toccato tutti i temi più bollenti del momento e ha difeso senza mezzi termini l’operato del suo governo: “Al ministro Gelmini dico: andiamo avanti. Dobbiamo applicare questo decreto”.
La disinformazione. “Sulla scuola troppe cose divorziano con la realtà”, ha detto Berlusconi, e la colpa è anche dei mezzi d’informazione. “I giornali italiani – dice il premier - hanno trascurato la realtà, la tv pubblica italiana diffonde solo ansia e immagini di chi protesta. Si sta facendo una cattiva informazione”. Una cattiva informazione che ha riguardato innanzi tutto la natura dei provvedimenti adottati. “Il decreto approvato–ha tenuto a ribadire il Cavaliere a tutti coloro che protestano in piazza e che si oppongono all’azione del governo - non è la riforma strutturale della scuola ma una serie di provvedimenti di buon senso”. Occorre buon senso, dunque, “per riordinare quello che è necessario per mettere al centro della scuola l'educazione dell'alunno e dello studente”.
I tagli del governo e il tempo pieno. Poi Berlusconi è entrato nel merito dei provvedimenti contestati. Primo tra tutti quello dei tagli all’istruzione. “Di fronte alla sovrabbondanza del corpo insegnante è impossibile fare investimenti strutturali e didattici”, ha detto il capo del governo, sottolineando come una delle principali ragioni dell’urgenza del decreto siano proprio il costo del lavoro, che impedisce rinnovi contrattuali e innovazione tecnologica, e gli stipendi troppo bassi. In tal senso, Berlusconi fa notare che “oggi gli insegnanti guadagnano troppo poco” e guadagnano tutti la stessa cifra, sia “chi studia e si aggiorna sia chi è spesso assente”. I principi che ispirano il decreto sono, quindi, innovazione, meritocrazia e rinnovo generazionale.
Sulla questione dei tagli tra il personale docente il Cav. insiste e afferma che nessuno sarà mandato a casa. Solo coloro che hanno raggiunto l’età di pensionamento e che impediscono il così detto turn over, dovranno lasciare le scuole ma in un periodo esteso in tre anni. Dai conti del governo emerge, infatti, che il decreto favorirà il reinserimento del personale proprio grazie a quel tempo pieno tanto strumentalizzato dalla sinistra: “Considerando una media di 21 alunni per classe – ha detto Berlusconi - in cinque anni riusciremo ad avere quasi 6.000 classi in più di tempo pieno. Passando da più insegnanti a uno, quindi, possiamo avere più docenti da utilizzare nel tempo pieno, che può aumentare del 50%”.
Della stessa opinione anche il ministro Gelmini che va all'attacco di opposizione e mezzi d'informazione: “Siccome non riuscite a dimostrare che si riduce il tempo pieno, ora volete spostare l'attenzione sulla qualità”, ha risposto ai giornalisti che le hanno chiesto come saranno riempite le ore pomeridiane degli studenti. Ed ha continuato: “Si farà quello che si fa oggi. Già oggi nel tempo pieno ci sono orari di lezione integrativi. Stiamo ragionando con il consiglio nazionale della pubblica istruzione al fine per potenziare, nel caso, ad esempio, di studenti immigrati, lo studio della lingua italiana. Ma ci saranno ore di lingua inglese, ore di lezione per fare i compiti, ecc..”.
Un dossier contro le falsità della sinistra. Parlando della richiesta di Veltroni e dell’opposizione di ritirare il dl sulla scuola e della cattiva politica che sta provocando le reazioni di piazza, il premier ha commentato: “Riteniamo che si stia assistendo al peggio del peggio della vecchia politica. Evidentemente loro hanno visto che tutti i nostri provvedimenti sono inattaccabili e ora se la prendono con questo, creando allarmismi inutili tra la gente e dicendo cose che sono false”.
In riferimento alle manifestazioni di piazza che stanno movimentando le maggiori città d’Italia, il primo ministro ha ripetuto che la sinistra mente sulle intenzioni del governo. “Un'altra falsità che si dice è che vogliamo chiudere le scuole. Non è vero, noi pensiamo ad una razionalizzazione del personale, cosa prevista anche dal governo del centro sinistra. Ad esempio, per le comunità montane, abbiamo previsto che un preside ed un segretario possano occuparsi di due o più scuole con meno di 50 alunni”. Ed annuncia che presto sarà creato e distribuito ai giornalisti un dossier sulla riforma varata dal governo contro le falsità affermate dalla sinistra.
Occupazioni e diritti degli studenti. Sulle occupazioni delle scuole e delle università, Berlusconi avvisa: “Non le permetterò perché questa è una violenza”. E annuncia la convocazione del ministro dell’Interno Maroni per fare il punto sulla situazione e decidere le misure da adottare nei prossimi giorni. E a chi gli chiede se intenda mandare la polizia contro i maestri delle scuola, il premier replica: "La realtà che conosciamo in questi giorni e in queste ore è una realtà di aule universitarie piene di ragazzi che intendono studiare. Poi ci sono questi manifestanti, organizzati dall'estrema sinistra, molto spesso dai centri sociali come succede a Milano. Quindi non consentirò l'occupazione di università e di scuole, perchè non è dimostrazione e un'applicazione di libertà, non è un fatto di democrazia ma è pura violenza nei confronti degli altri studenti, delle famiglie, delle istituzioni e nei confronti dello Stato. Dirò a Maroni che i diritti dei cittadini, studenti o genitori, vanno fatti rispettare contro chi si oppone all'esercizio pieno di questi diritti". "Lo Stato - ha aggiunto - garantirà gli studenti che non vogliono manifestare ma vogliono avere accesso alle aule di università e scuole per fare il loro mestiere di studenti. Lo Stato deve garantire i diritti dei cittadini, altrimenti non è legittimato a fare lo Stato. E noi faremo lo Stato".Gli fa eco anche il ministro Gelmini che chiede alla sinistra di fare autocritica: “Voglio fare un appello a tutti, affinché si abbassino i toni, perché qualcuno cerca strumentalmente lo scontro di piazza. Il governo –assicura il ministro- da sempre è aperto al confronto. Sulla natura della protesta è chiaro che la sinistra ha scelto la scuola e l'università come terreno di scontro. La protesta di questi ultimi giorni –insiste Gelmini- è una protesta politica, che ha come obiettivo la lotta al governo Berlusconi, con la regia della sinistra e dei centri sociali”.
Le classi ponte. Il Cav. ha poi toccato l’argomento delle cosiddette classi ponte, misura approvata con una mozione della Lega alla Camera: “Si tratta di strumenti di integrazione, di buonsenso, certamente non razzisti”. In Italia, ha proseguito, “ci sono classi dove si parlano anche 10 lingue. Bisogna che conoscano l'italiano. Noi puntiamo all'integrazione, non c'è nessun razzismo”. Secondo il premier, infatti, la priorità è imparare l’italiano per permettere poi ai giovani di portare avanti al meglio lo studio delle altre materie.
L’università. Nell’incontro congiunto a Palazzo Chigi, il ministro dell’Istruzione ha anche annunciato il prossimo provvedimento che interessa le università. “Da oggi si volta pagina e anche l'università deve fare autocritica e cambiare registro”, ha avvertito la Gelmini che ha anche parlato della disponibilità del governo ad ascoltare e prendere in considerazione proposte e contributi dal mondo universitario.
“Ho avviato controlli in alcuni atenei che sono vicini al dissesto finanziario e che sono peraltro quelli dove le occupazioni sono più forti”, ha detto la Gelmini ai giornalisti presenti nella sala. “Il tentativo di riversare sul governo la responsabilità di una cattiva gestione che oggi raggiunge il livello di guardia è smentito dai fatti. Quindi cerchiamo di mettere le carte in tavola, di giocare a carte scoperte”.

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