mercoledì 29 ottobre 2008

Il Ministro Gelmini sulle classi d'inserimento per alunni stranieri

(ITALPRESS) "Non e' un problema di razzismo, ma un problema didattico. La scuola oggi non riesce ad assolvere al meglio alla funzione di integrare gli alunni immigrati che non conoscono l'italiano". "Io sostengo che molti classi rallentano l'apprendimento dei ragazzi stranieri perche' non ci sono corsi specifici di lingua italiana - sottolinea la Gelmini -. E' giusto investire risorse perche' questi bambini possano conoscere la lingua italiana e integrarsi al meglio".
(Adnkronos) Il Ministro Gelmini interviene infine sulla polemica a propositio delle classi per i bambini stranieri: "Anche qui non si tratta di un problema di razzismo ma di un problema didattico, c'e' un dato di fatto per come oggi la scuola e' organizzata non riesce ad assolvere al meglio ad una funzione importante quella di integrare gli alunni immigrati. Ogni genitore che ha un figlio nelle classi elementari di questo Paese sa che ci sono problematiche legate all'inserimento dei bimbi stranieri nelle classi perche' molti non conoscono l'italiano", ha affermato il Ministro."Io sostengo che molte classi rallentano l'apprendimento dei ragazzi, soprattutto l'integrazione di ragazzi stranieri perche' non ci sono corsi specifici d'insegnamento della lingua italiana. Senza conoscenza della lingua italiana non c'e' integrazione, quindi -ha concluso Gelmini- se vogliamo accogliere in maniera adeguata i bambini stranieri e' giusto investire delle risorse perche' questi bambini possano conoscere la lingua italiana e quindi integrarsi al meglio".

Il Decreto Gelmini è legge

Il Senato ha approvato in via definitiva il decreto Gelmini.
Il decreto legge 137 del 2008, che reca la firma del ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, è stato approvato con 162 voti favorevoli, 134 contrari e 3 astenuti.
Successivamente il Ministro Gelmini ha diramato un comunicato: "Si torna alla scuola della serietà e del merito. Provvedimenti come il voto in condotta contro il bullismo, l'introduzione dell'educazione civica, dei voti al posto dei giudizi, il contenimento del costo dei libri per le famiglie e l'introduzione del maestro unico sono condivisi dalla gran parte degli italiani".
Il Ministro ha poi voluto "ringraziare il governo e la maggioranza parlamentare per il sostegno al provvedimento". E ora tocca all'Università. "Entro una settimana - annuncia - presenterò il piano sull'Università.

lunedì 27 ottobre 2008

Considerazioni sul "maestro unico"

Dal forum del sito www.lauraproperzi.it
Su gentile concessione dell'autore, la maestra Laura, riportiamo alcune considerazioni sulla figura del "maestro unico".
"Naturalmente sono lieta che il forum del mio sito accolga opinioni diverse, a maggior ragione su una questione tanto attuale! Da parte mia, però, mi permetto di aggiungere una modestissima esortazione: nessuno di noi dovrebbe (dico dovrebbe poi fate come vi pare, sempre nel rispetto degli altri) dare per scontato che la propria opinione rispecchi quella della maggioranza. Anzi, anche se l'altrui opinione dovesse coincidere con quella che noi riteniamo sbagliata, pensiamo sempre che tutti i pareri abbiano la stessa dignità, se condivisi con intelligenza e motivazione.
Premessa a parte, se interessa a qualcuno esprimo il mio parere: ben venga l'insegnante unico alla scuola elementare (pardon, primaria). Lo trovo non valido, ma validissimo e non solo nei primi tre anni. Maturai questa convinzione come insegnante tanti anni fa ed ebbi modo di confrontare realtà di insegnamento molto diverse, sia con equipe composte da un solo insegnante che con le tre del modulo, sistema che mi vede da sempre fortemente avversa, anche se ci ho lavorato e sono andata d'accordo con le colleghe. Scelsi una scuola con insegnante unica per per i miei figli e la mia convinzione ha trovato sempre conferma positiva." "…aggiungo che non viene mai messo in luce il fatto che l'insegnante unico si trova a lavorare su UNA SOLA classe, e non su due come nel modulo. Questo sì che gli consente di prestare più attenzione ai bambini, di trovare tempo per parlarci e farli parlare, di capirne le esigenze, di realizzare collegamenti tra le discipline, di trovare opportune strategie di apprendimento... Io ammetto di non essere riuscita così bene a farlo quando il tempo incalzava e dovevo dividermi in due o tre classi, sebbene condividessi (quasi sempre) i principi educativo-didattici delle mie colleghe. Senza contare l' "angoscia" che provavo al pensiero di dover riproporre gli stessi argomenti nella classe parallela, due ore dopo. Per evitarla mi inventavo delle modalità di approccio diverse, ma... che inutile dispendio di energie! Ora che in una classe insegno italiano, matematica, scienze, arte e immagine, musica, tecnologia, motoria, trovo il tempo per svolgere tutto e in piena tranquillità, la stessa tranquillità che vedo riflessa nei visi dei miei alunni i quali, appena entro in classe, mi chiedono: - Maestra, oggi ci sei sempre tu, vero? Penso che proprio questo dia serenità agli alunni e li faccia stare tranquilli, la consapevolezza di poter disporre di tempi distesi e dell'attenzione della stessa persona che sta con loro per un tempo prolungato.
Dici che le materie si sono moltiplicate, alla scuola primaria, ma... il problema non sarà proprio questo? Condivido l'intervento del Ministro che auspica un ritorno all' essenziale e all'importante, nella scuola di base. (E poi, quante insegnanti ho sentito lamentarsi proprio del fatto che il tempo venisse disperso in mille insegnamenti "accessori"!)"

domenica 26 ottobre 2008

Un'opinione in libertà

La protesta contro il ministro Gelmini è un clichè oramai vecchio, trito e ritrito. La protesta scolastica è qualcosa che continua a ripetersi, uguale a se stessa, di anno in anno e non risparmia nessun ministro. Di qualunque colore esso sia. La protesta degli insegnanti e dei sindacati è una protesta faziosa, prevenuta, insincera e corporativa. Il copione è sempre lo stesso: si falsifica la realtà dei fatti e si propinano dati statistici che non stanno nè in cielo, nè in terra. Dati che però sono in grado di allarmare l'opinione pubblica. Un esempio su tutti la voce secondo cui il tempo pieno, con i provvedimenti voluti dal ministro Gelmini, verrebbe cancellato. La stessa accusa fu rivolta alla riforma Moratti, ma come chiunque puo' constatare il tempo pieno e' ancora in vigore, anzi si e' allargato... Purtroppo non tutti hanno gli strumenti, informativi e culturali, per rendersi conto o per prendere coscienza del fatto che quelli propinati dal conservatorismo sindacale sono solo beceri luoghi comuni. Un fatto è certo dinnanzi a questa ennesima ondata di proteste: non se ne può più! Non se ne può più di veder usati la scuola e i ragazzi per una battaglia politico-sindacale che ha come unico fine il mantenimento del proprio status-quo. Che sia così lo dimostrano i sempre più numerosi sondaggi secondo i quali la maggioranza degli italiani sembra gradire le proposte avanzate dal ministro Gelmini.
La proposta del maestro prevalente, ad esempio, non è un ritorno all’indietro, ad un autoritarismo pre ’68, ma è rimettere al centro le esigenze educative dei bambini, anziché quelle sindacali di mera espansione del pubblico impiego. Il maestro prevalente risponde al bisogno dei bambini di avere un aiuto ed una guida pedagogica chiara, di sapere che si può essere introdotti alla realtà senza venir soffocati dalla sua complessità. Resta perciò gravissimo continuare ad usare i bambini e la scuola come campo per il mero scontro politico. E’ più grave dei precedenti niet della Cgil alle proposte per salvare l’Alitalia.Siamo dinnanzi ad una situazione nella quale non è più possibile stare zitti e nella quale bisogna usare qualunque mezzo per fronteggiare una deprimente e menzognera propaganda di parte.

Intervista al Prof. Giuseppe Bertagna, ordinario di Scienze della Formazione Primaria - Università di Bergamo


Professor Bertagna, la proposta di reintrodurre la figura del cosiddetto “maestro unico” sta facendo molto discutere: come giudica il dibattito che si sta svolgendo su questo tema?
Ci sono due questioni opposte: le critiche da sinistra, per cui si dice che questa proposta sarebbe la fine della scuola pubblica, della qualità, del tempo pieno, e altro. Da destra invece si dice che si ritorna a una sorta di maestro che va nella sua aula alle 8.30 e ne esce alle 12.30, dopo aver regnato sulla sua classe come un monarca di altri tempi. Paradossalmente, sia le critiche da sinistra, sia i compiacimenti da destra contengono un elemento comune che ne è il presupposto implicito: che per pensare al maestro unico nel 2008 ci si debba rifare solo al modello che c’era prima dell’introduzione dell’autonomia nella scuola nel 1989 e nel 2001, e prima della riforma del 2003. Si pensa cioè a una corrispondenza assoluta fra il maestro e la sua classe dal primo giorno di scuola fino alla fine. Invece, con l’autonomia delle istituzioni scolastiche, la classe non è più l’elemento organizzativo unico. Le scuole se vogliono possono benissimo lavorare superando le rigidità della classi e anche prevedere momenti di superamento per livelli e per compiti diversi.

Quindi il punto è che bisogna tenere conto dell’autonomia scolastica?
Se ci mettiamo dal punto di vista che oggi tutta la responsabilità organizzativa e anche di produzione dell’apprendimento è affidata alle organizzazioni scolastiche, credo allora che sia il momento di affrontare questo tema non più immaginando che la storia possa tornare indietro per recuperare il vecchio modo di lavorare, ma invece in un modo diverso e nuovo.

Qual è invece l’importanza dal punto di vista strettamente educativo- pedagogico della figura del maestro unico?
Metterei in evidenza il fatto che la reintroduzione del maestro unico, anche solo per il recupero della parola maestro, metta in luce il bisogno di testimonianza personale ed educativa che manca oggi nella scuola. Si parla giustamente di emergenza educativa, che diventa emergenza di avere figure significative che incidano sulla crescita e sulla formazione delle persone. Questo bisogno di significatività pone il maestro unico in una dimensione tutorale molto importante. Il recupero di questa figura è dunque l’affermazione che occorre una figura che faccia da tutor ai ragazzi con continuità, non solo culturale ma anche educativa e personale, e che garantisca l’unità organizzativa. La classe potrà anche lavorare in gruppi separati con altri docenti; però questi ragazzi sapranno che avranno sempre un punto di riferimento nel maestro.

Guardiamo la cosa dal punto di vista delle famiglie: che novità c’è per loro con questa nuova impostazione?
Non è possibile introdurre questo cambiamento se non c’è la fiducia, la stima e la cooperazione delle famiglie. Nessuna famiglia affida in maniera delegata i propri figli a una persona di cui non ha stima, di cui non ha condiviso il progetto educativo, e di cui non sa che lì non verrà tradita nelle cose che ritiene importanti e utili da dare ai suoi figli, e che la Costituzione e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo affida alla famiglia come responsabilità. Questo per le famiglie responsabili; per i genitori poco responsabili, invece, è un’occasione per far capire che loro non possono con il maestro unico sbarazzarsi di una responsabilità di valutazione e di cooperazione, di fiducia personale e di coinvolgimento con il maestro stesso. È un modo per collegare scuola e famiglia.

Questo implica anche una valorizzazione della libertà di educazione, che forse oggi non è del tutto assicurata alle famiglie.
Certamente: per fare questo occorre anche fare in modo che non rimanga handicappata la scelta fra scuole statali e scuole non statali. Se io non vado d’accordo con il maestro, devo poter rivendicare il diritto di cambiare e di assumermi la responsabilità e la libertà di poter instaurare un colloquio educativo, profondo e testimoniale, con una figura che mi soddisfa. È molto avanzato immaginarlo anche nella scuola statale, però certo anche lì il problema del maestro unico pone la necessità che i dirigenti si interroghino sul fatto di non poter dare un maestro a una classe di cui i genitori hanno espresso profonde e motivate perplessità, con mancanza di fiducia e stima.

Cosa implica questo sul versante della formazione e del reclutamento dei maestri?
Da questo punto di vista noi veniamo da un ventennio in cui tutta la formazione dei maestri si è giocata sullo sbaraccamento della figura del maestro di un tempo, e sulla figura del maestro specializzato, con la sottolineatura delle questioni disciplinaristiche e settoriali, piuttosto che la sottolineatura della dimensione culturale complessiva che deve uniformare in modo interdisciplinare, aperto, alto e colto le varie discipline. Questo si è accompagnato con il disconoscimento dei motivi educativi che intercorrono nel percorso di formazione dei maestri. Così come anche il rapporto di fiducia con le famiglie è stato eliminato dagli elemento formativi dei maestri stessi. Certo, non sarà facile riconvertire persone che hanno una conoscenza troppo settoriale. La legge Moratti dava una grandissima opportunità per la formazione dei maestri, e purtroppo è stata cancellata dalla finanziaria dello scorso anno. Mi auguro che il parlamento approvi una legge sulla formazione dei docenti. Questo poi, come lei ricordava, si ricollega al discorso relativo al reclutamento e alla costruzione di scuole che condividano un progetto unitario educativo, oppure con più progetti educativi anche nella stessa scuola, come indicato dalla legge sull’autonomia.

Un’altra critica che si fa a questo progetto è il fatto di andare a stravolgere la scuola elementare che è l’unica a godere di buoni risultati nei confronti internazionali: cosa ne pensa?
L’impostazione modulare in realtà ha lasciato invariata la qualità della scuola fino alla terza elementare, mentre ha aumentato il problema dell’abbassamento della qualità dopo la terza, che era proprio l’elemento per risolvere il quale il pedagogista Mauro Laeng aveva introdotto la nuova impostazione. Questo cambiamento avrà avuto effetti positivi sull’aumento del tempo scuola, e quindi sulla possibilità per le famiglie di organizzarsi meglio, ma ha invece prodotto effetti ancora peggiori sul problema della diminuzione delle prestazione dei ragazzi dalla IV elementare alla I media. Alla luce di questo bisogna recuperare la proposta fatta dalla Moratti, perché non abbandonò il principio di Laeng della pluralità, ma aveva sostanzialmente detto: siccome il team non funziona bene, facciamo un perno, un docente coordinatore che abbia una responsabilità diretta, e che sia il garante della funzionalità del team. In più questo coordinatore trascorreva 18 ore su 27 nella stessa classe con gli stessi alunni, perché la moltiplicazione delle figure di riferimento creava problemi educativi notevoli. Proposta che però fu seppellita dalle critiche dei sindacati.

sabato 25 ottobre 2008

Scuola e sinistra

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http://it.youtube.com/watch?v=BAd5meUpycM

Il Ministro Gelmini non molla

Il Tempo (25 ottobre 08)
Dialogo sì, ritiro del decreto no. Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, incontrando ieri i rappresentanti delle associazioni studentesche, ha confermato che andrà avanti sulla strada di riforma della scuola già intrapresa, pur nel confronto con le parti.
Fra gli studenti c'è stato chi ha chiesto il ritiro del provvedimento sulla scuola — che prevede fra l'altro il ritorno al maestro unico nelle elementari, i voti espressi in decimi e la valutazione della condotta — come ha fatto anche il leader del Pd Walter Veltroni. Ma la Gelmini non pare intenzionata ad arretrare, neanche davanti alle proteste di piazza che vanno in scena da giorni in molte città italiane.
«Ho chiesto ai ragazzi se la scuola e l'università così come sono li soddisfino. Un'università e una scuola che non preparano al lavoro e che non consentono loro di farsi un futuro. Non è vero che in Italia si spenda poco per l'istruzione, anzi siamo tra i primi d'Europa. Il problema è che si spende male — ha detto il ministro — Bisogna cambiare». Gelmini ha già annunciato che, una volta che il decreto sulla scuola sarà convertito (il via libera definitivo arriverà martedì dal Senato), presenterà un piano per l'università.
«È inaccettabile — ha spiegato il titolare dell'Istruzione — che l'università italiana produca meno laureati del Cile, che abbiamo 94 università, più 320 sedi distaccate nei posti più disparati, che ci siano 37 corsi di laurea con un solo studente, che ci siano 327 facoltà che non superano i 15 iscritti; che negli ultimi sette anni siano stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi siano stati 26mila. Nel 99,3 per cento dei casi sono stati promossi senza che ci fossero i posti disponibili facendo aumentare i costi di 300 milioni di euro».
Sulla caldissima questione dell'istruzione è tornato a farsi sentire dalla Cina — dopo la messa a punto di ieri su forze dell'ordine e occupazioni — Berlusconi. Rivelando che tra chi manifesta contro la riforma della scuola ci sono anche gruppi di «facinorosi» e che nessun dialogo «è possibile con questa sinistra». Poi il premer ribadisce che non ci sarà alcuna retromarcia sul decreto: «Il discorso è chiuso. Io non ho cambiato atteggiamento né giudizio. Ho parlato con il ministro dell'Interno e penso che lo Stato deve difendere i diritti dei cittadini, tra cui quello di frequentare le scuole e le università. Se poi ci sono dei facinorosi che vogliono manifestare, manifestino pure. Hanno tutte le strade possibili e immaginabili per farlo ma non impediscano l'accesso di altri nelle strutture pubbliche». «Da quello che abbiamo visto — ha aggiunto — tantissime manifestazioni della scuola sono organizzate dall'estrema sinistra e dai centri sociali, come mi ha confermato il ministro Maroni. Si può ben dire in questi casi che in queste manifestazioni ci sono dei facinorosi. Non tutti, piccoli gruppi. E hanno il supporto dei giornali».
Quanto al confronto con l'opposizione, Berlusconi chiude tutte le porte: «Ho una maggioranza in Parlamento, ho avuto un voto e degli apprezzamenti pubblici. Siccome da sinistra non sono mai venute cose giudiziose e positive, io vado avanti a realizzare il mio programma. Non c'è nessuna possibilità di dialogo con questa sinistra».

Il Ministro Gelmini parla del suo progetto di scuola

Il Ministro interviene ad un incontro a Rimini.

http://it.youtube.com/watch?v=ru5fT-VZzEc

Conferenza stampa Gelmini: insegnamento della lingua straniera

http://it.youtube.com/watch?v=rmx9BXphuLM

Conferenza stampa Berlusconi - Gelmini: maestro unico e tempo pieno

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venerdì 24 ottobre 2008

Gelmini:"Bisogna cambiare; il decreto resta"

Roma, 24 ott. (Apcom) - Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha convocato le associazioni degli studenti per un confronto sulla riforma della scuola e dopo alcuni incontri, il ministro ha ribadito la neccessità di cambiare, perché per l'istruzione in Italia "non si spende poco, si spende male".
"Ho chiesto ai ragazzi se la scuola e l'università così come sono li soddisfino. Un'università ed una scuola che non preparano al lavoro e che non consentono loro di farsi un futuro. Non è vero che in Italia si spenda poco per l'istruzione, anzi siamo tra i primi d'Europa. Il problema è che si spende male", ha sottolineato in una nota il ministro.
Il ministro elenca nella nota tutti i punti neri della scuola, per cui "è' inaccettabile" che: "l'università italiana produca meno laureati del Cile", "abbiamo ci siano 94 università, più 320 sedi distaccate nei posti più disparati", "ci siano 37 corsi di laurea con 1 solo studente", "327 facoltà non superino i 15 iscritti", "negli ultimi 7 anni siano stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi siano stati 26mila e nel 99,3% dei casi sono stati promossi senza che ci fossero i posti disponibili facendo aumentare i costi di 300 milioni di euro", "ci siano 5 università importanti con buchi di bilancio enormi (e sono i luoghi dove si protesta maggiormente) che avrebbero portato, se fossero state aziende, al licenziamento in tronco di chi le ha gestite per tanti anni".
E ancora per il ministro "è inaccettabile" che: "si siano moltiplicate cattedre e posti per professori senza tener conto delle reali esigenze didattiche dei ragazzi, aumentando la spesa per l'università in maniera inaccettabile", "non ci sia un'università italiana che figuri tra le migliori 150 del mondo", "ci siano 5500 corsi di laurea, mentre in Europa ne troviamo la metà", "siano insegnate 170.000 materie rispetto alle 90.000 della media europea", "nel 2001 i corsi di laurea fossero 2444, oggi 5500" e infine che "i ragazzi siano sottoposti ad un carico di ore di lezione triplo rispetto alla media europea per trovare giustificazione a corsi fatti solo per dare cattedre".

Lettera di una professoressa a sostegno del Decreto Gelmini

"Sono una prof di lettere di un Liceo in provincia di Bologna. Ho 33 anni di insegnamento alle spalle; ho fatto il ’68, ma non sono una vecchia rincitrullita, né una che vive per la scuola e fuori dal tempo. Sono, cioè, una delle tante che può parlare a buon diritto di istruzione e rinnovamento dei programmi! Voi studenti vi battete per il diritto allo studio, ma allora perché non studiate???Pensate che il diritto allo studio significhi semplicemente avere scuole facili, che garantiscono la promozione, aperte a tutti e gratis e non presupponga anche precisi e noiosissimi doveri?Ciò che voglio dire è che mi sembra abbiate ormai da un bel po’ di annetti voluto strumentalizzare ogni iniziativa presa dai vari ministeri succeduti nel tempo: sia di sinistra che di destra…Aprioristicamente, ciecamente…facendovi manipolare dai sindacati che se nel ‘68 erano forti e giusti, ora non sono più niente, né forti, né tanto meno giusti e soprattutto non rappresentano più nessuno se non se stessi. Possibile che non sia esistito e continui a non esistere un governo che ne faccia mai una di giusta per la scuola?!
“Evviva”.Evviva la normativa Gelmini (non è una riforma) che cerca di recuperare l’educazione e la cultura. Cultura: parola misteriosa che forse ha a che fare col nostro “didietro”. Voi studenti di oggi, la generalizzazione è d’obbligo, non sapete nemmeno cosa significhi studiare e impegnarsi: avete la promozione garantita da questa falsa democrazia che crede che dare tutto a tutti sia giusto, invece che profondamente sbagliato e diseducativo. Il diploma è di chi se lo merita. Di chi… aiutato, sostenuto, seguito dai proff e dall’istituzione scolastica che mette al suo servizio insegnanti di sostegno, corsi di recupero, di potenziamento, sportelli di ascolto, psicologi, libri gratuiti, sovvenzioni alle famiglie bisognose…di chi, dicevo, fa il proprio dovere applicandosi e non snobando tutto e tutti e va a scuola solo per socializzare.
Evviva i grembiuli alle elementari: non sono una forma di coercizione ridicola e superata dai tempi (sarebbe davvero un mezzo stupido!) ma un piccolo simbolo di riconoscimento, che stimola il senso di appartenenza a un gruppo, adottata in tutto il mondo, proprio come le divise delle nostre squadre di calcio. Ve li vedreste voi i giocatori del Milan indossare chi una maglia azzurra, chi una verde, chi una a strisce gialle??? Vogliamo manifestare anche per il loro colore???
Evviva il voto in condotta per evitare che continuiate ad essere veramente molto maleducati (parolacce a voce alta, spintoni ai proff per i corridoi, bestemmie e rispostacce a muso duro, gomme masticate fino a mostrare gli esofagi, solo per citare gli esempi più frequenti).
Evviva il maestro unico perché lo abbiamo avuto per cinquant’anni e non per questo siamo cresciuti scemi o frustrati.
Evviva il blocco ai caroselli dei libri di testo che cambiano ogni anno solo per far guadagnare gli editori e far spendere le famiglie.
Evviva una scuola in cui un prof possa sentirsi di nuovo “qualcuno” e non uno “stro***” o, se gli va bene, un idiota incompetente.Evviva una società in cui le mamme ricomincino a sgridare i figli perché hanno preso un brutto voto, invece che correre dai presidi a lamentarsi degli insegnanti. Voi siete persone che valgono e con un carattere ben definito, non esserini fragili, bisognosi sempre di essere protetti e giustificati: smettete di fare i piagnoni e assumetevi le responsabilità che finora avete demandato ad altri. Cominciate a pensare che se prendete 4 è colpa solo vostra, rimboccatevi le maniche e mettetevi a studiare.Detto tra parentesi io sono una prof molto amata e stimata, perciò al di sopra di ogni sospetto. Un saluto e un incoraggiamento a trovare davvero la vostra strada, ma quella giusta!"
I.R

giovedì 23 ottobre 2008

Berlusconi difende il Ministro Gelmini

Il presidente del Consiglio interviene nuovamente sulle polemiche scatenate dall’opposizione contro il decreto Gelmini sulla scuola. Mentre nelle piazze di tutta l’Italia sono in corso manifestazioni contro il decreto, con una conferenza stampa a Palazzo Chigi il premier, affiancato dal ministro dell’Istruzione, ha toccato tutti i temi più bollenti del momento e ha difeso senza mezzi termini l’operato del suo governo: “Al ministro Gelmini dico: andiamo avanti. Dobbiamo applicare questo decreto”.
La disinformazione. “Sulla scuola troppe cose divorziano con la realtà”, ha detto Berlusconi, e la colpa è anche dei mezzi d’informazione. “I giornali italiani – dice il premier - hanno trascurato la realtà, la tv pubblica italiana diffonde solo ansia e immagini di chi protesta. Si sta facendo una cattiva informazione”. Una cattiva informazione che ha riguardato innanzi tutto la natura dei provvedimenti adottati. “Il decreto approvato–ha tenuto a ribadire il Cavaliere a tutti coloro che protestano in piazza e che si oppongono all’azione del governo - non è la riforma strutturale della scuola ma una serie di provvedimenti di buon senso”. Occorre buon senso, dunque, “per riordinare quello che è necessario per mettere al centro della scuola l'educazione dell'alunno e dello studente”.
I tagli del governo e il tempo pieno. Poi Berlusconi è entrato nel merito dei provvedimenti contestati. Primo tra tutti quello dei tagli all’istruzione. “Di fronte alla sovrabbondanza del corpo insegnante è impossibile fare investimenti strutturali e didattici”, ha detto il capo del governo, sottolineando come una delle principali ragioni dell’urgenza del decreto siano proprio il costo del lavoro, che impedisce rinnovi contrattuali e innovazione tecnologica, e gli stipendi troppo bassi. In tal senso, Berlusconi fa notare che “oggi gli insegnanti guadagnano troppo poco” e guadagnano tutti la stessa cifra, sia “chi studia e si aggiorna sia chi è spesso assente”. I principi che ispirano il decreto sono, quindi, innovazione, meritocrazia e rinnovo generazionale.
Sulla questione dei tagli tra il personale docente il Cav. insiste e afferma che nessuno sarà mandato a casa. Solo coloro che hanno raggiunto l’età di pensionamento e che impediscono il così detto turn over, dovranno lasciare le scuole ma in un periodo esteso in tre anni. Dai conti del governo emerge, infatti, che il decreto favorirà il reinserimento del personale proprio grazie a quel tempo pieno tanto strumentalizzato dalla sinistra: “Considerando una media di 21 alunni per classe – ha detto Berlusconi - in cinque anni riusciremo ad avere quasi 6.000 classi in più di tempo pieno. Passando da più insegnanti a uno, quindi, possiamo avere più docenti da utilizzare nel tempo pieno, che può aumentare del 50%”.
Della stessa opinione anche il ministro Gelmini che va all'attacco di opposizione e mezzi d'informazione: “Siccome non riuscite a dimostrare che si riduce il tempo pieno, ora volete spostare l'attenzione sulla qualità”, ha risposto ai giornalisti che le hanno chiesto come saranno riempite le ore pomeridiane degli studenti. Ed ha continuato: “Si farà quello che si fa oggi. Già oggi nel tempo pieno ci sono orari di lezione integrativi. Stiamo ragionando con il consiglio nazionale della pubblica istruzione al fine per potenziare, nel caso, ad esempio, di studenti immigrati, lo studio della lingua italiana. Ma ci saranno ore di lingua inglese, ore di lezione per fare i compiti, ecc..”.
Un dossier contro le falsità della sinistra. Parlando della richiesta di Veltroni e dell’opposizione di ritirare il dl sulla scuola e della cattiva politica che sta provocando le reazioni di piazza, il premier ha commentato: “Riteniamo che si stia assistendo al peggio del peggio della vecchia politica. Evidentemente loro hanno visto che tutti i nostri provvedimenti sono inattaccabili e ora se la prendono con questo, creando allarmismi inutili tra la gente e dicendo cose che sono false”.
In riferimento alle manifestazioni di piazza che stanno movimentando le maggiori città d’Italia, il primo ministro ha ripetuto che la sinistra mente sulle intenzioni del governo. “Un'altra falsità che si dice è che vogliamo chiudere le scuole. Non è vero, noi pensiamo ad una razionalizzazione del personale, cosa prevista anche dal governo del centro sinistra. Ad esempio, per le comunità montane, abbiamo previsto che un preside ed un segretario possano occuparsi di due o più scuole con meno di 50 alunni”. Ed annuncia che presto sarà creato e distribuito ai giornalisti un dossier sulla riforma varata dal governo contro le falsità affermate dalla sinistra.
Occupazioni e diritti degli studenti. Sulle occupazioni delle scuole e delle università, Berlusconi avvisa: “Non le permetterò perché questa è una violenza”. E annuncia la convocazione del ministro dell’Interno Maroni per fare il punto sulla situazione e decidere le misure da adottare nei prossimi giorni. E a chi gli chiede se intenda mandare la polizia contro i maestri delle scuola, il premier replica: "La realtà che conosciamo in questi giorni e in queste ore è una realtà di aule universitarie piene di ragazzi che intendono studiare. Poi ci sono questi manifestanti, organizzati dall'estrema sinistra, molto spesso dai centri sociali come succede a Milano. Quindi non consentirò l'occupazione di università e di scuole, perchè non è dimostrazione e un'applicazione di libertà, non è un fatto di democrazia ma è pura violenza nei confronti degli altri studenti, delle famiglie, delle istituzioni e nei confronti dello Stato. Dirò a Maroni che i diritti dei cittadini, studenti o genitori, vanno fatti rispettare contro chi si oppone all'esercizio pieno di questi diritti". "Lo Stato - ha aggiunto - garantirà gli studenti che non vogliono manifestare ma vogliono avere accesso alle aule di università e scuole per fare il loro mestiere di studenti. Lo Stato deve garantire i diritti dei cittadini, altrimenti non è legittimato a fare lo Stato. E noi faremo lo Stato".Gli fa eco anche il ministro Gelmini che chiede alla sinistra di fare autocritica: “Voglio fare un appello a tutti, affinché si abbassino i toni, perché qualcuno cerca strumentalmente lo scontro di piazza. Il governo –assicura il ministro- da sempre è aperto al confronto. Sulla natura della protesta è chiaro che la sinistra ha scelto la scuola e l'università come terreno di scontro. La protesta di questi ultimi giorni –insiste Gelmini- è una protesta politica, che ha come obiettivo la lotta al governo Berlusconi, con la regia della sinistra e dei centri sociali”.
Le classi ponte. Il Cav. ha poi toccato l’argomento delle cosiddette classi ponte, misura approvata con una mozione della Lega alla Camera: “Si tratta di strumenti di integrazione, di buonsenso, certamente non razzisti”. In Italia, ha proseguito, “ci sono classi dove si parlano anche 10 lingue. Bisogna che conoscano l'italiano. Noi puntiamo all'integrazione, non c'è nessun razzismo”. Secondo il premier, infatti, la priorità è imparare l’italiano per permettere poi ai giovani di portare avanti al meglio lo studio delle altre materie.
L’università. Nell’incontro congiunto a Palazzo Chigi, il ministro dell’Istruzione ha anche annunciato il prossimo provvedimento che interessa le università. “Da oggi si volta pagina e anche l'università deve fare autocritica e cambiare registro”, ha avvertito la Gelmini che ha anche parlato della disponibilità del governo ad ascoltare e prendere in considerazione proposte e contributi dal mondo universitario.
“Ho avviato controlli in alcuni atenei che sono vicini al dissesto finanziario e che sono peraltro quelli dove le occupazioni sono più forti”, ha detto la Gelmini ai giornalisti presenti nella sala. “Il tentativo di riversare sul governo la responsabilità di una cattiva gestione che oggi raggiunge il livello di guardia è smentito dai fatti. Quindi cerchiamo di mettere le carte in tavola, di giocare a carte scoperte”.

Gelmini: con maestro unico potenziamo il tempo pieno

Roma, 17 ott. (Apcom) - Le famiglie italiane che hanno figli alla scuola elementare "non hanno nulla da temere" sull'introduzione del maestro unico: "in questo modo avremo la possibilità di potenziare il tempo pieno". Lo ha assicurato il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, intervenendo questa mattina a Panorama del Giorgio su Canale5.
"Sappiamo che oggi entrambi i genitori lavorano e non c'è nessuna volontà di ridurre il tempo pieno", ha assicurato, spiegando che "crediamo che il bambino a 6-7 anni non ha bisogno di tre maestri per tre insegnamenti specifici, ma di uno solo che sia una guida ed un punto di riferimento, come è in tutta Europa".
Inoltre, riguardo ai tagli dei docenti, per Gelmini "chi parla di 87mila tagli dice una cosa non vera, e soprattutto non precisa che oggi gli occupati nella scuola sono 1 mln e 300.000: se il governo non intervenisse contenendo la spesa si passerebbe a 1 mln e 400.000".
"Chi protesta ci dica dove trovare i soldi per occupare altre 100.000 mila persone nella scuola, non è possibile: è inutile aumentare il numero degli insegnanti - ha concluso per poi dare degli stipendi da fame".