Leggi l'intervista del Ministro
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=308463
martedì 25 novembre 2008
venerdì 14 novembre 2008
Il Ministro Gelmini su "La Repubblica"
"La scuola in Italia e’ come un motore rotto. E’ inutile aggiungere benzina, cioe’ soldi, se il motore e’ guasto". Lo ha affermato il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini in una intervista al quotidiano la Repubblica, ribadendo con cio’ la volontà di "rivedere i meccanismi di spesa pubblica nella scuola per eliminare le inefficienze e destinare soldi alla qualità ’."
Quanto all’Universita’ e alle manifestazioni di piazza a Roma, Gelmini ha commentato: “A questi ragazzi dico che capisco il loro disagio e che la loro preoccupazione e’ anche la mia. Io sto dalla loro parte anch’io sono stata studente e ho avuto preoccupazione per il futuro. Occorre avere il coraggio di cambiare. Il mio impegno e’ per una scuola ed una universita’ che promuovano i talenti dei giovani creando veramente pari opportunita’ e garanzie di titoli di studio spendibili nel mondo del lavoro". Sull’Universita’ la Gelmini poi chiede se sono indispensabili 5500 corsi di laurea, 90 universita’ e 320 sedi distaccate."Io mi attivero’ per garantire la sopravvivenza degli atenei ma se la mia azione e’ accompagnata da una autocritica dei sistemi universitari allora il confronto sara’ piu’ costruttivo".
Quanto all’Universita’ e alle manifestazioni di piazza a Roma, Gelmini ha commentato: “A questi ragazzi dico che capisco il loro disagio e che la loro preoccupazione e’ anche la mia. Io sto dalla loro parte anch’io sono stata studente e ho avuto preoccupazione per il futuro. Occorre avere il coraggio di cambiare. Il mio impegno e’ per una scuola ed una universita’ che promuovano i talenti dei giovani creando veramente pari opportunita’ e garanzie di titoli di studio spendibili nel mondo del lavoro". Sull’Universita’ la Gelmini poi chiede se sono indispensabili 5500 corsi di laurea, 90 universita’ e 320 sedi distaccate."Io mi attivero’ per garantire la sopravvivenza degli atenei ma se la mia azione e’ accompagnata da una autocritica dei sistemi universitari allora il confronto sara’ piu’ costruttivo".
lunedì 10 novembre 2008
Sicurezza nelle scuole: circa 10.000 edifici scolastici non sicuri
Nel provvedimento sulla scuola approvato definitivamente al Senato lo scorso 29 ottobre 2008, vi è anche compreso un articolo (per la precisione il 7 bis) di cui poco si è parlato e che riguarda l’importantissimo piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici a cui è destinato un importo non inferiore al 5% delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche (totale risorse euro 20 milioni come da articolo 36, comma 3, legge finanziaria 2008).
Inoltre con la Finanziaria sono previsti risparmi ingenti nella scuola, intorno ai 7 miliardi di euro, e il 30% di questi risparmi - frutto di una serie di misure come l'accorpamento di alcune classi e il riordino dell'archetipo organizzativo scolastico - verranno reinvestiti nella scuola e proprio nella sistemazione o riammodernamento nell'edilizia scolastica.
Da un’indagine del Ministero dell’Istruzione risulta che in Italia quasi 10 mila edifici scolastici non sono sicuri. Per questo motivo il Ministro Gelmini riconvocherà l’Osservatorio sull’edilizia scolastica ma farà anche presto partire un censimento di tutti gli edifici scolastici sollecitando il Cipe (Centro Interministeriale per la Programmazione Economica) e le Regioni per l’ammodernamento e la messa a norma degli edifici.
Il ministro dell'Istruzione, di concerto con quello delle Infrastrutture, nominerà un soggetto attuatore che definirà gli interventi da effettuare per assicurare l'immediata messa in sicurezza di almeno 100 edifici scolastici in situazione critica sul fronte della sicurezza sismica.
Il soggetto attuatore lavorerà in costante collaborazione con la Conferenza unificata Stato e Regioni. Le risorse di lavori programmati e non avviati entro 2 anni possono essere nuovamente revocati e rassegnati. Identica soluzione se gli enti beneficiari dichiarano l'impossibilità a eseguire le opere. La riassegnazione delle risorse a una diversa regione viene disposta sentendo la Conferenza unificata
Inoltre con la Finanziaria sono previsti risparmi ingenti nella scuola, intorno ai 7 miliardi di euro, e il 30% di questi risparmi - frutto di una serie di misure come l'accorpamento di alcune classi e il riordino dell'archetipo organizzativo scolastico - verranno reinvestiti nella scuola e proprio nella sistemazione o riammodernamento nell'edilizia scolastica.
Da un’indagine del Ministero dell’Istruzione risulta che in Italia quasi 10 mila edifici scolastici non sono sicuri. Per questo motivo il Ministro Gelmini riconvocherà l’Osservatorio sull’edilizia scolastica ma farà anche presto partire un censimento di tutti gli edifici scolastici sollecitando il Cipe (Centro Interministeriale per la Programmazione Economica) e le Regioni per l’ammodernamento e la messa a norma degli edifici.
Il ministro dell'Istruzione, di concerto con quello delle Infrastrutture, nominerà un soggetto attuatore che definirà gli interventi da effettuare per assicurare l'immediata messa in sicurezza di almeno 100 edifici scolastici in situazione critica sul fronte della sicurezza sismica.
Il soggetto attuatore lavorerà in costante collaborazione con la Conferenza unificata Stato e Regioni. Le risorse di lavori programmati e non avviati entro 2 anni possono essere nuovamente revocati e rassegnati. Identica soluzione se gli enti beneficiari dichiarano l'impossibilità a eseguire le opere. La riassegnazione delle risorse a una diversa regione viene disposta sentendo la Conferenza unificata
Scuola: Valditara (PdL), finanziaria vuole valorizzare impegno e preparazione insegnanti
Il Libro bianco che voi avete tanto decantato conferma semmai a p. 11 una valutazione ampiamente diffusa su ciò che serve veramente al miglioramento del nostro sistema scolastico. Le indagini internazionali - si legge - suggeriscono che l'efficacia dell'azione educativa è determinata in modo decisivo da forme integrative della retribuzione degli insegnanti, fondate sul merito, mentre non risulta rilevante, lo afferma testualmente il Libro bianco, a tale fine, la diminuzione delle classi ed il numero di ore di insegnamento. Dunque valorizzare i professori, il numero delle classi ed il numero di ore non è decisivo. E qui tocchiamo due punti invece decisivi: la manovra finanziaria ha stabilito che il 30% delle risorse risparmiate con i tagli di organico, fra cui quelli legati all'introduzione del maestro prevalente serviranno a valorizzare economicamente l'impegno e la preparazione degli insegnanti. Si tratta di una cifra enorme: 2 miliardi e 300 milioni di euro, quando l'aumento concesso dal contratto Moratti, il più remunerativo degli ultimi quindici anni per i docenti, fu di 800 milioni di euro da distribuire a tutti. Qua 2 miliardi e 300 milioni di euro. È una autentica svolta che dovrebbe consentire di pagare finalmente di più gli insegnanti meritevoli. Infine, proprio l'art. 4 del decreto Gelmini afferma testualmente che una parte delle risorse risparmiate a seguito della soppressione dei moduli saranno destinate ad aumentare il tempo scuola sulla base delle richieste delle famiglie. Dunque, il maestro prevalente non pregiudicherà, anzi favorirà ancora più di oggi le madri lavoratrici che hanno necessità di un sistema scolastico che accolga i loro figli nelle ore pomeridiane. Ora occorre fare i passi successivi: dobbiamo riformare la formazione ed il reclutamento di docenti; realizzare un sistema di valutazione dei risultati delle scuole; studiare criteri efficaci che consentano di premiare gli insegnanti più bravi. Questa, e con queste prospettive, è la riforma che noi andiamo convintamente e compattamente a votare, una riforma che corrisponde ad una concezione chiara della scuola e della società. Noi ci preoccupiamo oggi di difendere il futuro dei nostri figli, voi siete l'ultimo baluardo di quella demagogia veterosindacale che ha sfasciato la nostra scuola ed indebolito la nostra società.
Scuola: Valditara (PdL), come si è arrivati ai tre maestri?
Perché dunque è stato introdotto in Italia il modulo con i tre maestri? Sono andato a rileggermi l'intervento di Ortensio Zecchino, all'epoca senatore democristiano e poi ministro dell'università nei Governi D'Alema e Amato, che votò contro la legge del 1990 voluta fortemente dalla sinistra democristiana e condivisa ideologicamente dal PCI-PDS. Affiorano considerazioni più che mai attuali: «La riforma che ci apprestiamo a varare consegna al Paese una scuola elementare che con la sua nuova organizzazione contrasta con la pressante esigenza del nostro tempo di offrire un sapere unitario, quale valore etico ed insieme esigenza utilitaristica legata quest'ultima alla flessibilità professionale che sempre più spesso si impone nell'arco di una stessa vita lavorativa e che può essere soddisfatta soltanto sul presupposto di un'autentica formazione di base». E ancora: «frantumiamo l'insegnamento per affidarlo ad una pluralità di insegnanti con identica preparazione di base». Ed ecco arrivata la risposta alla nostra domanda: alla base del modulo vi è «la pressione di quanti hanno inteso così tutelare in modo improprio interessi di categoria»... «stando così le cose» - diceva Zecchino - «non resta che prendere atto dell'esistenza di uno schieramento che ha inteso privilegiare il momento sindacale... svalutando il momento formativo e culturale». Era la stessa ispirazione di altre leggi che in quegli stessi anni hanno, quelle sì, devastato la scuola italiana imponendo un reclutamento fondato su corsi abilitanti di poche ore, prescindendo dal merito e dalla selezione. La pedagogia che ha ispirato il modulo con i tre maestri, al di là di qualche buona intenzione, ha finito comunque con l'esprimere una tendenza verso il relativismo culturale e verso la banalizzazione della professionalità, direi pure che ha favorito lo scadimento della professionalità. Era la pedagogia che ispirava soprattutto la posizione del PCI-PDS che si risolse a votare contro la legge del 1990 solo perché essa conteneva la figura dell'insegnante prevalente che, leggo testualmente nell'intervento del Capogruppo comunista in Commissione: «svalutava la rilevanza del lavoro di gruppo» e prevedeva livelli differenziati di impegno didattico fra i maestri. Proprio per venire incontro alle critiche dei comunisti e alle pressioni sindacali la circolare attuativa violò la legge (perché la legge del 1990 introduceva il maestro prevalente e non il modulo) ed eliminò la figura dell'insegnante prevalente imponendo il team di insegnanti con pari competenze ed impegno. Una circolare attuativa che sotto il ricatto dei sindacati e del Partito Comunista violò una legge dello Stato
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